Una foto di troppo a Colombo

La sveglia è suonata alle 7 questa mattina, doccia gelata per svegliarmi (visto che alle 3 ero ancora in piedi!) e colazione con uova, toast, burro e marmellata, ananas, due bananiti e caffè cingalese, rigorosamente servito con la Moka.  Dinusha ha istruito bene suo padre: “Agli italiani puoi togliere tutto, eccetto il caffè!”
I go to Sri Lanka Operatore Turistico

Alle 8 in punto Chaminda mi ha preso con il TukTuk e mi ha portato fino all’ingresso dell’aeroporto, da lì ho preso poi il bus direzione Colombo. Trenta chilometri e un’ora di cammino perché sull’autostrada abbiamo trovato anche un incidente. La strada è molto suggestiva, palme e oceano sulla mia destra. 
Mi sono fatta lasciare alla stazione dei treni, e ho visitato il quartiere Pittah, è un immenso bazar dove puoi trovare di tutto, dal pesce fresco all’abbigliamento, da pezzi di ferramenta alle statuette del Buddha.

Tra il cercare di scattare foto e gli scampati tentativi di essere investita dai TukTuk (la guida qui in Sri Lanka è a sinistra, e non mi è ancora tanto chiaro!), tra chiacchiere e discorsi vari incentrati su “ITALIA PIZZA MAFIA” , ho trovato il tempo anche per fare shopping: uno zaino Diesel, pagato 700 rupie (poco più di 4 euro), rigorosamente original! 

Colombo è una città molto caotica, però ha un suo perché. Ed è piacevole da visitare. Ho notato che le persone sono molto pulite, le strade sono curate (difficile trovare rifiuti a terra), ed è un continuo lavare. 

Una cosa però mi ha fatto male, quest’oggi: gli invalidi che chiedono l’elemosina. Fa sempre male vederli, è vero, alla Stazione Termini come in qualsiasi parte del mondo. Però quest’oggi mi ha fatto particolarmente soffrire. Mi riferisco ad un ragazzo, nello specifico, era adagiato sul ciglio della strada, aveva delle gambe abnormi, le dita dei piedi non erano dove sarebbero dovute essere. A dire il vero aveva destato la mia attenzione , in lontananza, non per il suo corpo, ma perché faceva dei movimenti molto lenti e cadenzati con le mani. Ero rimasta incuriosita, per accorgermi poco dopo che stava pregando. Poi, quando mi sono avvicinata, la vista di quelle gambe…. Di quegli arti irriconoscibili, mi ha fatto rabbrividire . Ero a cinque metri di distanza, ho preso la macchinetta e ho fatto la foto, senza pensare. Sono avanzata di due passi, ho schiacciato di nuovo l’obiettivo. Poi basta, non ho fatto più nulla. L’ho superato passando di striscio, senza neppure guardarlo. 
Quando sono rientrata a casa, la vista di quell’immagine mi ha fatto provare di nuovo quella sensazione così brutta, e mi sono sentita tremendamente in colpa. Perché? Perché ho scattato quella foto? A che scopo?
Se fossi stata un’altra persona lo avrei ripreso da davanti, mi sarei avvicinata a lui, gli avrei chiesto il permesso di poter scattare, e poi, soltanto in quel momento, avrei puntato l’obiettivo. E gli avrei anche lasciato qualche soldo. 
Invece no, ho scattato fugacemente e in maniera occulta, e quando gli sono passata davanti non mi sono neppure fermata. Non è un discorso soltanto di elemosina, ma di dignità umana. Fermandomi, guardandolo, parlandogli, lo avrei trattato da uomo. Così invece, gli ho tolto anche quella possibilità. 
Ho perso una grande occasione quest’oggi, e non c’è modo di riparare purtroppo.

Nella foto: selfie con il Buddha nel Tempio di Gangaramaya (Vihara) . Un’avvertenza: se vi capita di entrare nei templi non fate il mio stesso errore: al momento di togliere le scarpe non rimanete con i calzini, ma andate scalzi. Perché spesso il pavimento è bagnato, ed ecco che in men che non si dica vi ritrovate con i calzini bagnati, e non è proprio una piacevole sensazione, specialmente se siete soltanto all’inizio della vostra giornata di cammino!  

Questa sera sono giunte a Villa Daisy B&B due ragazze libanesi. Non ho avuto modo di parlarci granché perché io stavo cenando quando sono arrivate, ma loro hanno lasciato i bagagli e son subito salite di nuovo in macchina chiedendo al taxi un posto dove mangiare. Volevano dei “sandwiches, tipo McDonald’s”. Ma come si fa? Vieni in Sri Lanka e cerchi hamburger? 
Si sono persi la straordinaria cucina della mamma di Dinusha..peggio per loro!

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