Scoprendo Buenos Aires

Mi piace ascoltare i racconti dei tassisti, hanno un non so che di genuino. Quello che mi è venuto a prendere all’aeroporto, questa volta, si chiamava Camilo, è un ragazzo colombiano, arrivato a Buenos Aires nove anni fa, per studiare. Tanti come lui lo fanno, da ogni lato dell'America Latina, perché in Argentina l'università é pubblica, e costa molto meno che negli altri paesi. "Una nazione che investe nell'educazione ha una marcia in più", ho pensato tra me e me.

I primi giorni a Buenos Aires li ho passati a Puerto Madero, un barrio nuovo, costruito da qualche decennio. È pieno di grattacieli, strade imponenti, insegne colorate, neon e griffe. Mi guardo intorno e sembra lo skyline di una qualsiasi città statunitense, con il fiume nel mezzo che crea affascinanti giochi di luce. Poi ho iniziato ad addentrarmi, ad allontanarmi di qualche cuadras, ed ecco che lo scenario cambia, quello scacchiere ordinato di grattacieli, vetrine e ristoranti lascia il posto alla frenesia quotidiana, ai marciapiedi stretti, alle pareti colorate, alle insegne dei negozi dipinte sui muri anziché su un' insegna a neon. È bella Buenos Aires, trasmette energia vitale. Oggi mi sono girata il quartiere San telmo, un po' bohemien, e poi ho ammirato la Casa Rosada.

Temevo il freddo, oh sì, non ero pronta allo sbalzo termico di 30 gradi. E invece a Buenos Aires mi ha accolto un inverno romano, con giornate di cielo terso, quando il sole non é un nemico che ti tortura, ma un alleato che ti dà sollievo e con i suoi raggi ti accarezza il viso.

Nelle foto, in alto a sinistra, una veduta di Puerto Madero, alle mie spalle c'è il Puente de la Mujer, che simboleggia una coppia che balla il Tango.
In senso orario un selfie con Carlo e Luigia, che mi hanno ospitato in questi primi giorni. Ci siamo conosciuti a Chicago, dieci anni fa, mi aiutarono allora, e mi hanno aperto di nuovo le porte della loro casa oggi. Sono cittadini del mondo, hanno vissuto in tanti paesi, mi affascina ascoltare i loro racconti. Passeggiando per la capitale ho incontrato anche Mafalda&Co, e non poteva mancare la foto ricordo. A seguire un caffè con Gaby, che mi ha fatto trovare un posto per mangiare dietetico, e mi ha svelato molti retroscena sul linguaggio argentino.
E infine.. un simpatico amico baffuto beccato passeggiando per San Telmo!

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