Superare il confine e rientrare negli Stati Uniti, dalla parte opposta però questa volta, dalla California, é stato un gioco da ragazzi.
Mi avevano paventato code lunghissime, controlli severi e una marea di domande a cui rispondere senza esitazioni. Ma niente di tutto ciò. Ho aspettato all'incirca quindici minuti sul lato messicano, il controllo é stato celere, il poliziotto si è limitato a dirmi "Buongiorno!" osservando il mio passaporto italiano. Nessun timbro richiesto, nessun timbro messo. Sono entrata e uscita e rientrata negli States senza far rumore. Ed ecco ora, davanti a me, apparire la California. San Diego per la precisione, al di qua del muro.
Uno dei primi luoghi che ho visitato é stata la Old Town, si tratta del primo insediamento "urbano" sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Un piccolo villaggio retrò, con arredi e mezzi d'epoca, tra cui le carrozze. Ci volevano 34 giorni, in carrozza, dal Texas (Sant Antonio) a qui, percorrendo tutto il confine.
Io ce ne ho messi 20, di giorni, ed i confini li ho attraversati più volte, entrando e uscendo dal Messico.
Ho preso tre aerei, due pullman, una dozzina di Uber e non so quanti mezzi pubblici. Ho speso due notti in viaggio, cambiato tre fusi orari, visitato cinque regioni diverse, due stati.
E quando ero sul bus che dalla spiaggia de La Jolla (un’ora a nord di San Diego, dove ho fatto il bagno nell’oceano insieme a foche e leoni marini), mentre dal finestrino l'oceano mi scorreva accanto, con le sue palme altissime e le sue spiagge lunghe, pensavo che sì, ce l’avevo fatta a portare a termine il mio progetto.
Sono partita dal Texas e arrivata in California, ho fatto un coast to coast passando per il Messico, anziché percorrere la Route 66.
Qui a San Diego ho visto il primo tramonto di questo viaggio, un tramonto sull'oceano per giunta.
Nei giorni precedenti non ero mai riuscita, sempre immersa tra riprese, foto, appuntamenti. E poi cerca il modo di tornare a casa, e cerca di rientrare prima che faccia buio.
Sono stati giorni intensi, pesanti, quelli che mi portavo dietro, invece a San Diego sono riuscita a staccare completamente la spina. Ed è stato bello.
Tra Houston e San Diego vince quest'ultimo, se non altro perché è in riva al mare, ed ha un clima invidiabile, con i suoi 20 gradi.
Ho fatto tante cose qui. Il bagno nell'oceano Pacifico, ad esempio, in una mattina nuvolosa e con 18 gradi. Ho capito la differenza tra foca e leone Marino (una ha le orecchie l'altra no). Ho visto la ricchezza e l'estrositá, alternarsi a miseria e desolazione.
Appena arrivata l'impatto é stato brutto per me. Anche perché mi son trovata proprio nei giorni del San Diego Comic-Con, la convention annuale dedicata al mondo delle arti, del cinema e dei fumetti. E quindi per strada tutti erano mascherati dalle peggio cose.
Ed io, che per tre settimane avevo avuto davanti crudezza e dura realtà, mi ritrovavo adesso immersa nel mondo della finzione. Sembrava, un po', la legge del contrappasso.
Poi ci si abitua, come in tutte le cose. Ma di certo non son d'accordo con chi dice: San Diego è Messico. Non ha niente a che vedere con il Messico, eccezion fatta per i ristoranti dei tacos, che te li propongono a prezzi esorbitanti.
In ostello ho conosciuto una ragazza brasiliana,25 anni, dormiva nel letto a castello di fianco a me. Io sopra,lei sotto, era facile parlare, anche se io la guardavo dall’alto.
È qui da sei mesi,lavora vicino alla spiaggia, ma non le piace. Se non altro perché paga 1200 dollari al mese per questo posto letto, e a lavoro ne guadagna 1500 (ma le danno anche da mangiare). Insomma, il tema del caro affitti non riguarda solo gli studenti milanesi... E poi le manca la sua famiglia, e vuole tornare in Brasile. È la prima esperienza che fa da sola, e questo sì, le sta servendo. Vorrebbe fare un dottorato in Europa, suo papà le consiglia Londra, lei propende per Madrid, perché lo spagnolo lo parla, l’inglese no.
Abbiamo parlato molto, ci siamo confrontate. Gli occhi con cui vedi il mondo a 25 anni sono diversi da quelli dei 39enni (ancora per poco!). Mi ha detto che a casa sua soffriva di depressione, e prendeva molti medicinali (non ho indagato quali). Ma in Brasile erano gratis, qui no, e così ha smesso di prenderli. Dice che sta bene, anche se a volte le vengono delle crisi ed inizia a gridare di punto in bianco , senza motivo. Credo che quello della salute mentale sia un tema trasversale, sia per età che per confini geografici, e meriterebbe più attenzione da parte dei nostri governi.
Nella foto, qui sotto, dal basso in senso orario : il mio ingresso (trionfante) negli States dal varco Juvenal. L'incontro ravvicinato con le foche e i leoni marini; l'ingresso di Little Italy (unico momento patriottico del viaggio, tra l'altro é più grande di quella di New York, anche se in pochi lo sanno). A seguire un negozio rigorosamente nostrano (per dare il giusto risalto a tutti!) ; lo skyline con i grattacieli di San Diego visti da Coronado Island e infine la postazione dei bagnini nella spiagge californiane. Ho atteso un po' e sperato di vedere un salvataggio in stile Baywatch, ma niente di fatto, nessuno che ha rischiato di affogare in quel frangente. E niente, toccherà tornarci, per vedere il bagnino in azione!