A mezzogiorno in punto, quest’oggi, ero seduta nell’ufficio di GM Deycha , presso la sede Amarit Muay Warrior Institute, a venti chilometri da Bangkok. AMARIT in tailandese significa “Never Die”, e lo scopo di GM Deycha è quello di preservare la cultura del Muay Boran e Muay Thai, le arti del combattimento tailandese.
Sono entrata in contatto con GM Deycha attraverso mio cognato Simone Rinaldi, che da un po’ di anni si è appassionato a questa disciplina, grazie a Kru Luca Magliocchetti .
Ero un po’ timorosa questa mattina, temevo l’impatto con il Grand Master, temevo figuracce a non finire. Ed invece lui si è dimostrato una persona molto umile, gentile ed aperta.
Mi ha raccontato la sua storia, come detiene la conoscenza di questa preziosa disciplina e, del fatto che non la insegna a chiunque, bensì a pochi eletti, di cui si fida ciecamente: “Perché alcune mosse possono diventare davvero pericolose, devo fidarmi al cento per cento dei miei studenti, devo sapere che uso ne faranno”.
Mi ha raccontato di Luca, quello che oggi definisce il suo braccio destro. Si sono conosciuti sette anni fa. Ha dovuto penare molto Luca per ottenere la sua fiducia. Ma più GM Deycha lo respingeva, più Luca perseverava, e come si sa la perseveranza molto spesso premia. GM Deycha ha accettato di trasmettere il suo “sapere” e la sua “arte” a Luca, che oggi definisce uno della sua famiglia.
“Luca viene almeno due volte l’anno qui – mi ha detto – lui mi vorrebbe spesso in Italia a fare seminari, ma non posso, perché io ho paura dell’aereo!”.
Mi fa sorridere l’idea di questo guerriero così saggio, così colto, che nella sua semplicità confessa il suo timore di volare.
Poi mi ha portata al Lumpinee Stadium: “E’ come Wembley per gli inglesi, ogni tailandese sogna di calcare questo ring almeno una volta nella sua vita”, mi ha spiegato GM Deycha. Ed infatti gli spalti erano gremiti.
Prima di iniziare il combattimento i guerrieri fanno una danza rituale, la Wai Kru Ram Muay, ognuno la esegue a modo suo, ed è davvero un qualcosa di suggestivo ed affascinante. Non ti aspetti tanta delicatezza da chi a breve inizierà a dare calci e pugni. E se ne danno di santa ragione.
Ho chiesto a GM Deycha se si facciano male a tal punto di finire in ospedale, mi ha risposto che a volte capita ed infatti, guarda caso, il match più importante da vedere, quello evidenziato in grassetto sul programma, si ferma al terzo round, perché calzoncini rossi ha rotto il braccio a calzoncini blu. Ed ecco che mentre quest’ultimo viene portato via in barella, l’altro esulta con tanto di collana di fiori per la vittoria.
Nel mentre, seduti dietro di me, c’erano tre italiani che commentavano ogni mossa. Due erano in vacanza, mentre il terzo viveva in Tailandia da ormai tredici anni: “Sono famoso qui – mi ha detto non appena mi ha stretto la mano – ho fatto un reality show, ho vinto un campionato ed ora insegno Muay Thai. Se vuoi possiamo fare un’intervista e ti racconto”.
Lì per lì gli ho risposto di sì, ma poi ci ho ripensato: siamo in Tailandia, la patria del Muay Thai e lo insegna un italiano dopo esser uscito da un reality?
E’ come se in un ristorante a Napoli c’è un cuoco tailandese che vuole insegnare a fare la pizza!