La gentilezza di Tunisi

Lasciamo Tunisi grazie alla gentilezza del proprietario di un localetto accanto al nostro albergo, che ci offre di accompagnarci alla stazione dei bus.
“Non troverete nessun taxi disposto a portarvi visto che non è lontano”, era stato il monito dell’albergatore, e noi eravamo allibite all’idea di dover percorrere due km con zaino, borsone, sole a picco e una temperatura che si aggirava intorno ai35 gradi. Ma al nostro amico è bastato uno sguardo per capire il nostro smarrimento: “Aspettatemi 5 minuti, vado a prendere la macchina e vi accompagno io”, ed in macchina ci ha parlato dei vari luoghi in cui è stato in Italia, celando un velo di nostalgia.
Iniziano ad affiorare le storie ; storie di chi ha fatto uno sbaglio e ne continua a pagare le conseguenze ; storie di chi ha creduto nel cambiamento e si è ritrovato in mano un pugno di polvere ; storie di sogni infranti ; storie di una rivoluzione dalle tante promesse ma che ad oggi non ha offerto ancora nulla. Ma anche storie di speranze, di quella luce negli occhi che solo i vent’anni ti fanno accendere.
Lasciamo Tunisi con un mix di emozioni e con la consapevolezza che questo paese ha tanto da raccontare.

Nella foto, dal basso in senso antiorario: l’ingresso di un ristorante al centro della Medina; a seguire noi che ci improvvisiamo turiste ; poi uno scatto che ci immortala con Hassen e un altro con Medhi, i nostri primi amici tunisini. L’ultima è una foto rubata sul louage, mentre ci dirigiamo verso sud, per la seconda tappa di questo viaggio.

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